About Due torri di BOlogna
Le due torri (simbolo della città), entrambe pendenti, sono situate all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di mura "dei torresotti".
Le torri di Bologna nella letteratura
La più pendente delle due torri, la Garisenda, fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del suo soggiorno a Bologna.
Qual pare a riguardar la Garisenda
sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
sovr'essa sí, che ella incontro penda;
tal parve Anteo a me che stava a bada
di vederlo chinare ...
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXXI, 136-140)
Non mi poriano già mai fare ammenda
del lor gran fallo gli occhi miei, sed elli
non s'accecasser, poi la Garisenda
torre miraro cò risguardi belli,
e non conobber quella (mal lor prenda)
ch'è la maggior de la qual si favelli...
(Dante Alighieri, Rime, VIII)
Le due torri furono anche oggetto della omonima poesia di Giosuè Carducci contenuta nelle Odi barbare.
I nomi di Asinelli (la maggiore) e Garisenda (la minore) derivano dalle famiglie a cui tradizionalmente se ne attribuisce la costruzione, fra il 1109 ed il 1119. In realtà la scarsezza di documenti risalenti ad epoche così remote rende meno certa l'origine delle torri: per quello che riguarda la famiglia degli Asinelli, ad esempio, vengono citati in associazione alla famosa torre per la prima volta solo nel 1185, quasi settant'anni dopo la data presunta di costruzione.
Si ritiene che l'Asinelli inizialmente fosse alta una sessantina di metri e che solo successivamente sia stata sopraelevata agli attuali 97,2 m (con uno strapiombo di 2,2 m). Il Comune ne divenne il proprietario nel XIV secolo e la utilizzò come prigione e fortilizio. Negli stessi anni intorno alla torre fu realizzata una costruzione in legno, posta a trenta metri da terra e unita con una passerella aerea (distrutta da un incendio nel 1398) alla Garisenda. Si dice che la costruzione fosse voluta da Giovanni Visconti, Duca di Milano, per tenere meglio d'occhio il turbolento Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte. All'epoca i Visconti avevano preso il potere in Bologna in seguito alla decadenza della Signoria dei Pepoli, e quindi erano invisi alla popolazione.
Gravi danni alla torre furono arrecati da fulmini che spesso causavano incendi o piccoli crolli, e solo nel 1824 fu installato un parafulmine. Sono documentati almeno due gravi incendi a cui la torre è sopravvissuta: il primo nel 1185 (doloso) e il secondo non doloso nel già citato 1398.
Gli scienziati Giovanni Battista Riccioli (nel 1640) e Giovanni Battista Guglielmini (nel secolo successivo) utilizzarono la torre per esperimenti sul moto dei gravi e sulla rotazione della terra.
In epoca più recente sulla Asinelli fu addirittura installato un ripetitore televisivo della RAI. Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1945, la torre fu utilizzata con funzioni di avvistamento: quattro volontari si appostavano in cima alla torre durante i bombardamenti al fine di indirizzare i soccorsi verso i luoghi colpiti dalle bombe alleate.
La Garisenda oggi è alta 48 m ed ha uno strapiombo di 3,2 m, ma inizialmente era alta circa 60 m e fu mozzata nel XIV secolo a causa di un cedimento del terreno che la rese obliqua e pericolante.
A partire dal quattrocento la torre fu acquistata dall'Arte dei Drappieri, che ne diventò poi l'unica proprietaria fino alla fine dell'Ottocento quando divenne proprietà comunale.